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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Eremo di San Gandolfo

Eremo di San Gandolfo




L'originaria chiesa di San Gandolfo all' Eremo, già ricordata dal Di Giovanni come "chiesa di San Gandolfo fuori e sotto la città"venne realizzata intorno al 1320, anno in cui il Santo fu acclamato "Protettore della città". In tale occasione, infatti, come attestano le diverse fonti, si eressero altari, cappelle, etc.
L'area della sua collocazione non è casuale, si narra infatti che proprio in questo territorio San Gandolfo operò il primo dei suoi miracoli ovvero dare la parola ad un muto. L'edificio subì nel tempo diversi rimaneggiamenti, tra cui uno nel 1613 come attesta il Di Giovanni. Data non casuale, come suggerisce don Luca Albanese, se nello stesso anno il Vescovo di Cefalù, Monsignor Martino Mira, utilizzando il lascito di Donna Elisabetta La Farina, diede inizio alla causa per l'approvazione del culto presso la Santa Sede. In merito alla venerazione dei polizzani verso il Beato, il Di Giovanni ricorda ancora come i fedeli "con somma frequenza e per pari devozione " andassero " a venerarlo con maggior calca in tutti li mercoledì che corrono dalla Pasqua di Resurrezione, sino a quello di Pentecoste". Le vicende delle chiesa continuano ancora sino al 1765, anno in cui fu riedificata un po' più avanti a causa del precipizio che aveva causato il fiaccarsi della vecchia struttura, allora in uno stato quanto mai pericoloso.
La chiesetta oggi, in ottimo stato di conservazione, presenta un impianto ad unica navata e reca, nell'altare principale, una nicchia in cui è custodita la scultura lignea di San Gandolfo risalente al XIX secolo di autore ignoto.
Accanto alla chiesa venne costruito inoltre una piccola abitazione per l'eremita-custode ed un cimitero utilizzato solamente per pochi anni alla fine del 1800.
L'origine di quest'ultimo, come propone ancora una volta don Luca Albanese, dovette essere l'epidemia di colera scoppiata tra la fine di giugno e gli inizi di settembre del 1867, periodo in cui, per ovviare ad un eventuale contagio, si decise di seppellire i defunti fuori dalla cinta muraria. Venne utilizzato, come testimoniano gli atti di morte, dal 1887 al 1883, ma tra il 1883 e 1885 si iniziò ad utilizzare, sino ad adesso, quello di San Guglielmo.
Questo luogo immerso nella natura, è tuttora meta di pellegrinaggio e oggetto di grande devozione infatti, ogni settimo mercoledì dopo la Pasqua, è consuetudine celebrare una grande festa in onore del Santo patrono, recandosi "all'eremo" dalla Chiesa Madre di Polizzi al seguito della reliquia del Santo.


Scheda illustrativa [Fonte: Associazione Culturale Natfolia]
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